Post by Davide PioggiaAnche in epoca classica in diverse iscrizioni si commetteva l'"errore
ortografico" consistente nello scrivere AI e OI al posto di AE ed OE...
Vorrei insistere su questo punto, perché a mio avviso l'osservazione
attenta dei cosidetti "errori ortografici" può essere altamente
significativa.
Come dicevo tempo fa, io parto dal presupposto che una persona che non ha
subito (o che ha subito poco) il condizionamento della educazione scolastica
sia "linguisticamente infallibile".
Ad esempio se noi oggi leggiamo i testi dei grammatici latini del tardo
impero, vediamo che essi si raccomandano continuamente con i loro studenti
di non commettere certi "errori ricorrenti", mentre noi in quegli "errori
ricorrenti" riconosciamo puntualmente delle *trasformazioni sistematiche*,
profondamente coerenti fra di loro, nelle quali sono già evidenti molti dei
tratti di quelle forme popolari da cui derivano tutte le lingue romanze.
Leggendo quei testi fa impressione vedere come una persona colta
e intelligente non fosse in grado di rendersi conti che gli "errori
ricorrenti" erano tali in quanto *sistematici*: evidentemente il
condizionamento scolastico può essere talmente potente da accecare
qualunque intelligenza.
Anche ai giorni nostri, noi vediamo che buona parte dei bambini delle
elementari tendono a commettere numerosi "errori ricorrenti". Ad esempio
molti scrivono "imvidia" anziché "invidia", "imvece" anziché "invece",
"imfluenza" anziché "influenza", "imferno" anziché "inferno" eccetera
eccetera. E le maestrine continuano imperterrite da secoli a correggere,
correggere, correggere, dicendo semplicemente che è sbagliato, e che si dice
"invidia", non "imvidia". In realtà, però, nessuno dice veramente "invidia",
perché è impossibile dirlo, a meno che non si dica "in vidia", facendo una
bella pausa in mezzo. Il fatto è che quei suoni nasali che l'ortografia
italiana rapprenta con due lettere sono in realtà tre suoni ben diversi fra
loro:
1) uno bilabiale, che è la "m" vera e propria:
http://en.wikipedia.org/wiki/Bilabial_nasal
2) uno dentale (o alveolare) che è la "n" vera e propria:
http://en.wikipedia.org/wiki/Alveolar_nasal
3) uno labiodentale:
http://en.wikipedia.org/wiki/Labiodental_nasal
che non è né una "n" né una "m", ma che ha alcuni aspetti dell'una e
dell'altra (le labbra e i denti), e se proprio deve essere assimilato a una
delle due allora bisogna dire che assomiglia più ad una "m" che ad una "n",
tant'è che molte lingue del mondo, dovendo scegliere, lo rappresentano
proprio con la "m", considerandolo allofono ad essa.
Così quando arriva in prima elementare il figlio della borghesia colta, che
ha imparato a leggere già da un paio d'anni, e che non scrive mai "mf" o
"mv", in realtà siamo di fronte ad un bambino che ha già subito un
condizionamento culturale tale da impedigli di sentire (e di vedere) quel
che gli si presenta alle orecchie (o agli occhi), metre il figlio più
"ignorante" delle classi sociali inferiori ha semplicemente una mente più
libera, e se egli esita fra la "m" e la "n" davanti ad una fricativa
labiodentale è perché in qualche modo si rende conto che la nasale che
precede è anch'essa labiodentale, per cui egli si trova a rivivere a livello
personale quel "dilemma linguistico" di fronte al quale si sono trovati
tutti i popoli che hanno dovuto "decidere" quali foni "mettere assieme"
nello stesso fonema.
Anche in questo caso si conferma il fatto che chi commettere degli "errori
ricorrenti" lo fa perché ha più orecchio di altri, e il suo orecchio entra
in conflitto con le forzature imposte e pretese dal condizionamento
culturale del sistema educativo. Tornando dunque al nostro caso, se nelle
iscrizioni popolari si trova AI al posto di AE ci dev'essere sicuramente
un'ottima ragione. Magari non abbiamo ancora capito quale, ma una ragione
ci deve essere.
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Saluti.
D.