Post by FiorelisaNon so da dove salti fuori questo post datato 1999, ma comunque ho
http://books.google.it/books?id=9PHoe1GKYfkC&dq=giuseppe%20giusti%20%22pietro%22&hl=it&pg=PA315#v=onepage&q&f=false
ed io, mettendoci un po' de Lo mio sudore,
la poesia in testo copiai
e ci misi quasi quattr'ore! LOL
IL CREATORE E IL SUO MONDO.
(15 Giugno 1843).
Messer Domeneddio dopo tant'anni
Mosso a pietà dei nostri lunghi affanni,
Aperto su nel cielo un finestrino
Fe' capolino;
E con un colpo d'occhio da maestro
Scorse il lato sinistro e il lato destro;
Restò confuso e si rivolse a Pietro
Che aveva di dietro,
E disse: O Piero
Io ch'io non son più Dio,
O che è venuto men l'ingegno mio.
Affacciati e rimira l'universo,
Oh tempo perso!
E Pietro, messo il capo al finestrino,
Disse: Cos'è, Signor, quel burattino
Che in Roma vedo di gran pompa ornato
E imbavagliato?
E sorridendo a lui disse il Signore:
O Pietro, Pietro, è il tuo gran successore..
Gli hanno le man, la testa, i pie legati
I Potentati.
E col filo a vicenda se lo tirano,
Lo volgono, lo piegano, lo aggirano;
E il popolo ignorante tutto vede,
Eppur ci crede!
Ed ei, povero vecchio! la cuccagna
Si gode di far niente, e di sciampagna
Vuotarsi la bottiglia senza spesa!
Povera Chiesa!
Esclamò Pietro: Ov'è la primitiva
Semplicità che al mondo si fe' viva?
Ov'è quella miseria che provai?
Cangiata è assai!
E quel che è peggio, o Pietro, in nome mio,
Che solo il ben degli uomini desio,
Si vendon gli anatemi e le indulgenze
Dalle Eminenze.
Si lucra sul battesimo e la cresima,
E si guadagna ancor sulla quaresima:
E poi chi può pagar, per quanto n'odo,
Mangia a suo modo.
Senti quei corvi neri appollaiati
Che urlando van contro gli altrui peccati,
Minacciando mine e distruzioni,
Come padroni!
E tutto in nome mio che non so niente,
Che felice vorrei tutta la gente;
Ma lor farò veder che non son schiavo:
E Pietro: Bravo!
E questi re, che cinti di splendore
Van gridando: siam unti dal Signore:
Darò lor l'unto come si conviene:
E Pietro: Bene!
Vantan diritti, ed io non ne so nulla,
Eguali li creai fin dalla culla;
E son re perché gli altri son balordi;
Pietro, l'accordi?
Almen se il ben dei sudditi cercassero.
Se con buone maniere comandassero,
Se le leggi facessero da savi,
Direi lor bravi!
Se mostrassero al popolo buon cuore,
Per l'arti e per le scienze un vero amore,
E vivi affetti, d'onorevol storia
Avrebber gloria.
Ma invece fanno a chi le fa più belle,
Il mondo par la torre di Babelle.
Non commetton che stragi ed uccisioni,
Ohi che birboni!
Rubano a più non posso, e poi fan guerra,
Scavano le prigioni sotto terra,
Innalzando teatri e insiem patiboli,
Chiese e postriboli;
E poi chi n'è l'autor? se senti i frati
È Dio elle li gastiga dei peccati:
Tutto s'addossa sulle spalle mie.
Anche le spie!
E il popolo ignorante, oppresso e gramo
Va dicendo che il popolo non amo,
E bestemmia, e mi manca di rispetto;
Se mi ci metto!...
Io che creai, può dirsi, in un momento
La terra, il mare e tutto il firmamento
E che credei di far, facendo l'uomo,
Un galantuomo;
Che mi delti persino la premura
Di porre al suo servizio la natura,
Mi veggo in modo tal rimunerato!
Oh mondo ingrato!
E Pietro allor: Signor, non v'affliggete,
Di tanti mali la cagion non siete:
Sono i principi, i frati, i preti, il papa,
Teste di rapa.
Senti, Pietro, il bambin non l'ho mai fatto,
Ma se mi salta un ghiribizzo matto
Con le mie mani li bastono forte;
E Pietro: a morte!
Dunque, Pierin, guardami bene in viso,
Tu che il guardiano sei del paradiso,
Se c'entra un sol, non so se ben mi spiego,
Perdi l'impiego.
Cosi dicendo chiuse il finestrino,
E messo bravamente il nottolino,
Se ne andò a passeggiare inosservato
Sopra il creato.