Post by Dario de JudicibusQual'è la frase corretta?
"...ogni uomo o donna che abbia vissuto su questo pianeta..."
oppure
"...ogni uomo o donna che sia vissuto su questo pianeta..."
Sto leggendo un "Temps e verbe" (1929) di G. Guillaume che dedica una
pagina a questo problema dell'ausiliare. La traduco in fretta e con
qualche improvvisazione (cfr. 'oltrepassamento'), ma con Google è
possibile ritrovare il testo originale. ["temps et verbe" guillaume
marcher sortir]
Coraggio è un poco lungo.
Gerle
Per finire con il problema degli aspetti, quale si presenta nella lingua
francese, resta da trattare dell'ausiliare delle forme composte che ora è
'avere' ora 'essere' secondo il verbo di cui si tratta.
Questo ausiliare, come si è visto (p. 18), è determinato sul limite in cui
l'azione espressa dal verbo si completa, cioè nel momento in cui alla
mente resta la sola prospettiva dell'al di là dell'azione. Dal fatto che
in questo momento si ricorra ora ad un ausiliare ora ad un altro, si
inferisce che questo 'oltrepassaremento' non si presenterebbe alla mente
in una sola maniera. Come il verbo, questo 'oltrepassamento' presenterebbe
degli aspetti.
Questa inferenza è fondata. Se l'ausiliare cambia al momento del
compimento finale del verbo, è perché questo è suscettibile di aprire al
pensiero due prospettive diverse. Un esempio permetterà di dimostrarlo.
Dati, da una parte, il verbo 'uscire' che si coniuga con 'essere' e,
dall'altra, il verbo 'camminare' che si coniuga con 'avere'.
Rappresentiamoci l'azione di 'uscire', o il che è ancora meglio per
analizzarla, compiamola veramente dirigendoci verso l'uscita del luogo in
cui ci troviamo. Mi dirigo verso quest'uscita, la supero: io 'sono'
uscito. Ora, in questo istante preciso che, nello svilupparsi analitico
del verbo, corrisponde esattamente alla posizione finale
dell''otrepassamento', posso continuare ad uscire? no, poiché è cosa fatta
e per poter uscire di nuovo dovrei in via preliminare rientrare o, per lo
meno, dirigermi verso un'altra uscita, in una parola ricominciare
l'azione, non continuarla.
Come si vede, il verbo 'uscire' racchiude al suo interno un limite.
Tale limite non esiste nel verbo 'camminare'. Per rendercene conto,
compiamo di nuovo l'azione. Mi alzo, mi metto a camminare, cammino, mi
fermo; ora, essendomi fermato, nulla si oppone al fatto che io ricominci
immediatamente a camminare mentre con 'uscire' la prosecuzione dell'azione
doveva essere mediata: bisognava che prima io rientrassi o mi dirigessi
verso un'altra uscita. Da ciò si vede che il verbo 'camminare',
suscettibile in sé di una prosecuzione, non racchiude interiormente nessun
limite.
L'opposizione degli ausiliari 'avere' ed 'essere' mostra, nel momento del
compimento dell'operazione espressa dal verbo' l'apertura di due diverse
prospettive di prosecuzione (in fondo continuità e discontinuità). Là dove
l'operazione incontra il suo limite nell'idea espressa dal verbo, questi
entra passivamente nella fase di 'oltrepassamento' e si fa precedere il
participio passato dall'ausiliare 'essere'. Là dove l'operazione non
incontra un limite nell'idea espressa dal verbo, questi entra attivamente
nella sua fase di 'oltrepassamento' e il participio passato è preceduto
dall'ausiliare 'avere'.
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