magica
2009-03-28 11:13:17 UTC
Nel filone "mega...." Giancarlo Pillan ha accennato alle
"vicissitudini burocratiche di una Anna Maria il cui nome, anziché
essere considerato come "nome unico" al pari di Annamaria, è stato
considerato un nome doppio, ovvero Anna come primo nome e Maria come
secondo".
Beh, c'è di molto peggio. E mi riferisco ai nomi di cittadini egiziani
(non so se il discorso vale anche per altri paesi dei dintorni) che
vengono in Italia per lavoro. Quello che accade col permesso di
soggiorno, la carta d'identità, il codice fiscale e chi più ne ha più
ne metta ha dell'assurdo. Per non parlare delle conseguenze ancora più
assurde e degne di Kafka.
Ma in questo paese di tanto, tantissimo fumo, ma poco, pochissimo,
quasi niente arrosto, ormai anche il senso del ridicolo è andato a
farsi benedire.
Arrivo al dunque. Nel trascrivere sui documenti italiani i nomi
egiziani il funzionario deve decidere qual è il nome e qual è il
cognome (possibile che non esista una norma operativa chiara e non
ambigua? Sarebbe banale scriverla, ma evidentemente non c'è o chi la
deve applicare non la conosce). E qui comincia l'assurdo.
Esempio. Fingiamo che io sia egiziano e che i miei genitori avessero
deciso di chiamarmi Gian. Il mio nome completo sarebbe (semplifico,
perché potrebbe essere anche più lungo) Gian Pietro Carlo, perché mio
padre si chiamava Pietro e suo padre Carlo (mio figlio, in base alla
stessa regola, si chiamerebbe Andrea Gian Pietro).
Ora non ci vuole molto a fissare una regola che dica, ad esempio, che,
nel mio caso, Gian corrisponde al nome, e Pietro Carlo al cognome (in
italiano esistono cognomi doppi). Ma figuriamoci: qui i nostri soloni
sono impegnati a occupare tutti i TG, dove discutono fino alla nausea
sul sesso degli angeli, anziché occuparsi della soluzione di casi
concreti.
E così per qualcuno Gian è il nome e Pietro Carlo il cognome. Per
altri Pietro Carlo è il nome e Gian il cognome, per altri Gian Pietro
è il nome e Carlo il cognome, per altri Gian il nome e Pietro (Carlo
sparisce) il cognome (questi sono tutti casi concreti che ho
verificato) e chissà cos'altro. E, per complicare le cose, il bello è
che la stessa persona, su diversi documenti, può avere diverse di
queste combinazioni.
Si può immaginare che cosa accade. Codici fiscali che non
corrispondono ecc.
Ma non basta, perché l'UCCAS (l'Ufficio Complicazione CAsi Semplici)
qui non chiude mai.
Nel codice fiscale, per i cittadini stranieri c'è l'indicazione dello
stato estero di nascita (non del comune, come avviene per gli
italiani, e per ovvi motivi). Ora non è improbabile che due egiziani
siano nati nello stesso giorno e, col caos dei nomi di cui ho parlato
sopra, che le sei lettere con cui comincia il codice fiscale
coincidano.
In questo caso la regola esiste. Il codice della prima persona cui
viene rilasciato è costruito con la regola standard, quello della
successiva (o alle successive) con una regola che tiene conto
dell'esistenza del codice precedente e che quindi permette di
generarne uno diverso.
Peccato che, nonostante i codici fiscali siano rilasciati da un unico
ente (che quindi dovrebbe avere nei suo database tutti i codici
rilasciati) capiti che venga assennato lo stesso codice fiscale a
persone diverse.
Un mio conoscente, che abita in Italia da anni, qui nella bassa
bergamasca, riceve regolarmente delle multe per infrazioni che avrebbe
commesso a Roma con l'automobile. Peccato che non sia mia stato a
Roma, non abbia l'automobile e nemmeno la patente per guidarla, dato
che guida la moto.
I carabinieri hanno accertato che a Roma effettivamente abita un altro
egiziano col suo stesso codice fiscale, ma finora il mio conoscente
non è riuscito a far modificare il suo (ci sono sempre intoppi
burocratici).
Non riesco a immaginate qualche altro paese del mondo civile in cui
possa accadere qualcosa di simile.
Gian Carlo
"vicissitudini burocratiche di una Anna Maria il cui nome, anziché
essere considerato come "nome unico" al pari di Annamaria, è stato
considerato un nome doppio, ovvero Anna come primo nome e Maria come
secondo".
Beh, c'è di molto peggio. E mi riferisco ai nomi di cittadini egiziani
(non so se il discorso vale anche per altri paesi dei dintorni) che
vengono in Italia per lavoro. Quello che accade col permesso di
soggiorno, la carta d'identità, il codice fiscale e chi più ne ha più
ne metta ha dell'assurdo. Per non parlare delle conseguenze ancora più
assurde e degne di Kafka.
Ma in questo paese di tanto, tantissimo fumo, ma poco, pochissimo,
quasi niente arrosto, ormai anche il senso del ridicolo è andato a
farsi benedire.
Arrivo al dunque. Nel trascrivere sui documenti italiani i nomi
egiziani il funzionario deve decidere qual è il nome e qual è il
cognome (possibile che non esista una norma operativa chiara e non
ambigua? Sarebbe banale scriverla, ma evidentemente non c'è o chi la
deve applicare non la conosce). E qui comincia l'assurdo.
Esempio. Fingiamo che io sia egiziano e che i miei genitori avessero
deciso di chiamarmi Gian. Il mio nome completo sarebbe (semplifico,
perché potrebbe essere anche più lungo) Gian Pietro Carlo, perché mio
padre si chiamava Pietro e suo padre Carlo (mio figlio, in base alla
stessa regola, si chiamerebbe Andrea Gian Pietro).
Ora non ci vuole molto a fissare una regola che dica, ad esempio, che,
nel mio caso, Gian corrisponde al nome, e Pietro Carlo al cognome (in
italiano esistono cognomi doppi). Ma figuriamoci: qui i nostri soloni
sono impegnati a occupare tutti i TG, dove discutono fino alla nausea
sul sesso degli angeli, anziché occuparsi della soluzione di casi
concreti.
E così per qualcuno Gian è il nome e Pietro Carlo il cognome. Per
altri Pietro Carlo è il nome e Gian il cognome, per altri Gian Pietro
è il nome e Carlo il cognome, per altri Gian il nome e Pietro (Carlo
sparisce) il cognome (questi sono tutti casi concreti che ho
verificato) e chissà cos'altro. E, per complicare le cose, il bello è
che la stessa persona, su diversi documenti, può avere diverse di
queste combinazioni.
Si può immaginare che cosa accade. Codici fiscali che non
corrispondono ecc.
Ma non basta, perché l'UCCAS (l'Ufficio Complicazione CAsi Semplici)
qui non chiude mai.
Nel codice fiscale, per i cittadini stranieri c'è l'indicazione dello
stato estero di nascita (non del comune, come avviene per gli
italiani, e per ovvi motivi). Ora non è improbabile che due egiziani
siano nati nello stesso giorno e, col caos dei nomi di cui ho parlato
sopra, che le sei lettere con cui comincia il codice fiscale
coincidano.
In questo caso la regola esiste. Il codice della prima persona cui
viene rilasciato è costruito con la regola standard, quello della
successiva (o alle successive) con una regola che tiene conto
dell'esistenza del codice precedente e che quindi permette di
generarne uno diverso.
Peccato che, nonostante i codici fiscali siano rilasciati da un unico
ente (che quindi dovrebbe avere nei suo database tutti i codici
rilasciati) capiti che venga assennato lo stesso codice fiscale a
persone diverse.
Un mio conoscente, che abita in Italia da anni, qui nella bassa
bergamasca, riceve regolarmente delle multe per infrazioni che avrebbe
commesso a Roma con l'automobile. Peccato che non sia mia stato a
Roma, non abbia l'automobile e nemmeno la patente per guidarla, dato
che guida la moto.
I carabinieri hanno accertato che a Roma effettivamente abita un altro
egiziano col suo stesso codice fiscale, ma finora il mio conoscente
non è riuscito a far modificare il suo (ci sono sempre intoppi
burocratici).
Non riesco a immaginate qualche altro paese del mondo civile in cui
possa accadere qualcosa di simile.
Gian Carlo