Discussione:
In qualche modo e quant'altro
(troppo vecchio per rispondere)
Fiorelisa
2005-04-25 21:16:59 UTC
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Guardate che bello questo articolo scritto da Pietro Citati:



IN QUALCHE MODO... E QUANT'ALTRO



Malgrado le apparenze, gli italiani non usano parole come pane, vino,
religione, laicismo, tasse, zucchero, terrorismo, tram, sciopero, padre,
madre, carciofo, pomodoro, panettone, maremoto, Dio, amore, malinconia,
morte. Non credete alle vostre orecchie ingannevoli: queste parole non
si ascoltano mai. Gli italiani amano (o amavano) soltanto due locuzioni
avverbiali: "e quant'altro" e "in qualche modo".

Credo che "e quant'altro" sia nato quattro o cinque anni fa:
all'improvviso, come un atollo del Pacifico; e mi piacerebbe moltissimo
sapere chi lo ha usato per la prima volta. Ma i dizionari tacciono.
Allora ascoltavo ogni minuto: "Amo Gesù, la Madonna e quant'altro". "Con
mia moglie e mi suocera abbiamo fatto un viaggio bellissimo a Venezia,
Padova e quant'altro". "Vada al Supermec - rivolto alla domestica
filippina - e compri un chilo di patate, due etti di bresaola e
quant'altro". "Adoro Oriana Fallaci, Umberto Eco e quant'altro". Era un
momento di grande euforia, in cui la fantasia linguistica italiana
camminava per le strade di Milano e di Roma, ciondolando come
un'ubriaca.

Ora i tempi gloriosi di "e quant'altro" stanno per finire. Non sento più
nell'aria quella gioia trionfale, quella estatica ecolalia, con cui
venivano affacciate possibilità indeterminate. Temo che "e quant'altro"
sia esausto: come "cioè", "no", "a monte", "a valle", "praticamente",
"al vostro livello", "al massimo livello". Quando le usiamo troppo, le
parole si affaticano, impallidiscono, si spossano, si ammalano e
finalmente muoiono.

Oggi tutti dicono "in qualche modo". Per esempio, durante la
trasmissione Otto e mezzo, una giornalista simpatica e gentile come
Ritanna Armeni dice "in qualche modo" ogni venti secondi; e ogni volta
un'ombra rattrista il suo profumato accento siciliano.

Non è facile capire cosa significhi "in qualche modo". Secondo il
dizionario Zingarelli (1930): "ammettendo per qualche ragione una cosa".
Secondo il Devoto-Oli (1990): "considerando con approssimazione".
Secondo il Dizionario Garzanti dei Sinonimi e dei Contrari (2001): "come
si può, alla bell'e meglio". Secondo il De Mauro (2000): "cercando di
risolvere una situazione, un problema anche in modo non ortodosso,
arrangiandosi alla bell'e meglio". Secondo lo Zanichelli (2004): "Alla
meno peggio,in un modo o nell'altro".

Chi parla non obbedisce ai dizionari; e le gambe troppo obese, lente e
tarde dei dizionari non riescono mai a inseguire le fantasie frivole e
capricciose che riempiono la bocca degli innumerevoli parlanti. Oggi "in
qualche modo" significa pressappoco: "Sto parlandovi di una situazione
così intricata, aggrovigliata e complessa, che nemmeno io riesco a
comprenderla: ma colla mia mente ugualmente delicata e complessa,
cercherò di esprimerla in tutte le sue possibilità e sfumature, così da
portarvi vicinissimi alla verità, sebbene non possa coglierla
esattamente. Mi dispiace". Mentre questo lungo discorso viene
concentrato in tre sole parole, lo sguardo di chi vi parla è perplesso e
inquieto, mentre le mani vagliano, accennano, soppesano, oscillano, come
bilance, attorno all'imponderabile.

C'è un'altra possibilità: forse "in qualche modo" non significa niente:
è pura materia verbale, che finge di essere una parola come molte
espressioni di ogni tempo. Gli uomini hanno sempre amato la vacuità
fonica: così nei romanzi di Dickens, Mrs. Nickleby, Mr. Peckniff, Mrs.
Gamp, Mr. Micwber bevono suoni, centellinano suoni, masticano e divorano
suoni, giocano coi suoni, nuotano arditamente nell'oceano ondoso e
tumultuoso dei suoni, specialmente se non vogliono dire nulla.

Qualche sera fa, seduto davanti alla televisione (beata porta del
sonno), ho assistito a uno spettacolo prodigioso. Stava parlando un
professore di storia, che appartiene a una potentissima famiglia
cattolica di Bologna: formata da dodici fratelli, quattordici mogli,
quarantotto figli, ventidue cognati, sessanta biciclette, per non
parlare dei suoceri e delle suocere, dei nipoti e dei vicini e lontani
parenti. Con fatica, i suoni uscivano dalle immense orecchie del
professore: dagli occhi piccoli, puntuti e cattivissimi, e talvolta
persino dalla bocca. "E quant'altro" si intrecciava con "in qualche
modo"; "praticamente" con "piuttosto che" e "al massimo livello". Le
parole estenuate e livide dalla noia si irraggiavano in tutti i sensi,
aleggiavano nello studio televisivo, s'impagliavano tra i peli
elegantissimi della barba di Giuliano Ferrara, sfioravano il bel volto
di Ritanna Armeni: la quale, "in qualche modo", non capiva niente, come
io non capivo, come nessuno riusciva disperatamente a capire. Ma tutto
questo avveniva, come diceva compiaciutissimo il professore, "al massimo
livello".
Maurizio Pistone
2005-04-25 21:31:34 UTC
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Post by Fiorelisa
IN QUALCHE MODO... E QUANT'ALTRO
pazzesco. Assolutamente assurdo.
--
Maurizio Pistone - Torino
strenua nos exercet inertia Hor.
http://www.mauriziopistone.it
http://www.lacabalesta.it
FB
2005-04-25 21:34:56 UTC
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On Mon, 25 Apr 2005 21:16:59 GMT, Fiorelisa wrote:

[...]
Post by Fiorelisa
Oggi tutti dicono "in qualche modo". Per esempio, durante la
trasmissione Otto e mezzo, una giornalista simpatica e gentile come
Ritanna Armeni dice "in qualche modo" ogni venti secondi; e ogni volta
un'ombra rattrista il suo profumato accento siciliano.
Non mi sta antipatica, ma il suo italiano è quasi indecente.

[...]
Post by Fiorelisa
Stava parlando un professore di storia, che appartiene a una potentissima famiglia
cattolica di Bologna: formata da dodici fratelli, quattordici mogli,
quarantotto figli, ventidue cognati, sessanta biciclette, per non
parlare dei suoceri e delle suocere, dei nipoti e dei vicini e lontani
parenti.
Chi?


[...]
Post by Fiorelisa
Le parole estenuate e livide dalla noia si irraggiavano in tutti i sensi,
aleggiavano nello studio televisivo, s'impagliavano tra i peli
elegantissimi della barba di Giuliano Ferrara, sfioravano il bel volto
di Ritanna Armeni: la quale, "in qualche modo", non capiva niente
Qualcuno mi spiega i due punti?
Post by Fiorelisa
come
io non capivo, come nessuno riusciva disperatamente a capire. Ma tutto
questo avveniva, come diceva compiaciutissimo il professore, "al massimo
livello".
L'articolo è simpatico, sebbene io non riesca a non pensare che l'unico
scopo era massacrare il prof. in questione. L'ha presa alla lontana, e poi
zac!


Ciao, FB
--
"Enjoying yourself, Elfine?"
"It's going to be such fun!"
"No, it's going to be amusing or diverting, not such fun, darling."
(Cold Comfort Farm, the film)
polytropos
2005-04-25 21:38:23 UTC
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Post by Fiorelisa
Stava parlando un professore di storia, che appartiene a una potentissima famiglia
cattolica di Bologna: formata da dodici fratelli, quattordici mogli,
quarantotto figli, ventidue cognati, sessanta biciclette, per non
parlare dei suoceri e delle suocere, dei nipoti e dei vicini e lontani
parenti.
Chi?
C'era un indizio: "ho assistito a uno spettacolo *prodi*gioso." ;-)
franco antonelli
2005-04-26 05:24:57 UTC
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Post by FB
[...]
Post by Fiorelisa
Oggi tutti dicono "in qualche modo". Per esempio, durante la
trasmissione Otto e mezzo, una giornalista simpatica e gentile come
Ritanna Armeni dice "in qualche modo" ogni venti secondi; e ogni volta
un'ombra rattrista il suo profumato accento siciliano.
Non mi sta antipatica, ma il suo italiano è quasi indecente.
Purtroppo la telecamera non mangia pane: o ferro da stiro o basta con i
primi piani. Non mi piace e il suo italiano è indecente; anche perchè,
forse, accanto ha un grande-in ogni senso-affabulatore e imbonitore. Egli
non ammette vicino alcuno che non sia un predellino; ma anche lui si porta
dietro difetti:italiano perfetto, ma sofferto, prolisso e pesante(!),
ansimante, non sciolto.
Post by FB
[...]
Post by Fiorelisa
Stava parlando un professore di storia, che appartiene a una potentissima famiglia
cattolica di Bologna: formata da dodici fratelli, quattordici mogli,
quarantotto figli, ventidue cognati, sessanta biciclette, per non
parlare dei suoceri e delle suocere, dei nipoti e dei vicini e lontani
parenti.
Chi?
il tumido turcimanno delle frasi sospirate come inviate dal cielo...
e daje, o effebi, il"Professore"!
Post by FB
[...]
Post by Fiorelisa
Le parole estenuate e livide dalla noia si irraggiavano in tutti i sensi,
aleggiavano nello studio televisivo, s'impagliavano
sarà refuso o verbo voluto? mi piace più impagliato di impigliato.
Post by FB
Qualcuno mi spiega i due punti?
Esplicativi. Li digerisco bene usati così, credo sia nella loro natura.



L'ha presa alla lontana, e poi
Post by FB
zac!
Il Professore... odio o amore per lui. A me sembra palloso e la sua
retorica discendere dai silenzi di Celentano, o è il molleggiato...

Ciao,
Franco occhichiusi
Post by FB
Ciao, FB
--
questo articolo e` stato inviato via web dal servizio gratuito
http://www.newsland.it/news segnala gli abusi ad ***@newsland.it
FB
2005-04-26 10:18:06 UTC
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On Tue, 26 Apr 2005 07:24:57 +0200, franco antonelli wrote:

[...]
Post by franco antonelli
il tumido turcimanno delle frasi sospirate come inviate dal cielo...
e daje, o effebi, il"Professore"!
Ah! Si rafforza notevolmente il mio sospetto.


[...]
Post by franco antonelli
Il Professore... odio o amore per lui. A me sembra palloso e la sua
retorica discendere dai silenzi di Celentano, o è il molleggiato...
Indubbiamente Silvio è più divertente.


Ciao, FB
--
Just as I thought. Another test that could have cost us our lives, saved
only by the fact that I am enormously well-bred.
(Murder by Death)
polytropos
2005-04-26 10:27:39 UTC
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Post by franco antonelli
Post by Fiorelisa
cattolica di Bologna: formata da dodici fratelli, quattordici mogli,
quarantotto figli, ventidue cognati, sessanta biciclette, per non
parlare dei suoceri e delle suocere, dei nipoti e dei vicini e lontani
parenti.
Chi?
il tumido turcimanno delle frasi sospirate come inviate dal cielo...
e daje, o effebi, il"Professore"!
Credo che fosse il professore fratello del Professore.
franco antonelli
2005-04-26 04:54:15 UTC
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Post by Fiorelisa
IN QUALCHE MODO... E QUANT'ALTRO
Ora i tempi gloriosi di "e quant'altro" stanno per finire. Non sento più
nell'aria quella gioia trionfale, quella estatica ecolalia, con cui
venivano affacciate possibilità indeterminate. Temo che "e quant'altro"
sia esausto: come "cioè", "no", "a monte", "a valle", "praticamente",
"al vostro livello", "al massimo livello". Quando le usiamo troppo, le
parole si affaticano, impallidiscono, si spossano, si ammalano e
finalmente muoiono.
Morale della favola?

Odio i luoghi comuni e le parole adoperate senza staccio o romano.
I politici e i burocrati ne inventano e ne usano a bocca piena: di vuoto.
Lo scritto citato, o Fiorelisa, è squisito, hai fatto proprio bene a
mettercene al corrente.
Anche il'morale della favola' imperversa da secoli, non lo sopporto,
dovrebbe morire, secondo la teoria esposta, ma tiene analisi mediche
perfette. Dove scrive quel giornalista?

Ciao,
Franco colazionato
--
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Enrico C
2005-04-26 06:02:08 UTC
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Post by Fiorelisa
Allora ascoltavo ogni minuto: "Amo Gesù, la Madonna e quant'altro". "Con
mia moglie e mi suocera abbiamo fatto un viaggio bellissimo a Venezia,
Padova e quant'altro".
Mai sentito "quant'altro" usato in questo modo.
--
Enrico C
Ciro
2005-04-26 11:55:07 UTC
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Post by Fiorelisa
IN QUALCHE MODO... E QUANT'ALTRO
Ora i tempi gloriosi di "e quant'altro" stanno per finire. Non sento più
nell'aria quella gioia trionfale,
Purtroppo si sente ancora e forse se ne sentirà ancora per un po'.
La cosa peggiore è che tale forma "aristocratica" si aggira anche
tra i banchi di scuola o meglio, tra le cattedre....
Post by Fiorelisa
Oggi tutti dicono "in qualche modo". Per esempio, durante la
trasmissione Otto e mezzo, una giornalista simpatica e gentile come
Ritanna Armeni dice "in qualche modo" ogni venti secondi; e ogni volta
un'ombra rattrista il suo profumato accento siciliano.
E' uno dei fratelli di "comunque", usato come attenuativo di un giudizio che
si sta esprimendo e che consapevolmente si sa essere opinabilissimo.
Sostituisci a tutti i "in qualche modo" il nostro fantomatico "comunque"
e il risultato non cambia.
E' come chi al posto del martellante "cioè" suole utilizzare "voglio dire".

Ciao!
GCPillan
2005-04-26 21:21:05 UTC
Permalink
Fiorelisa,
le tue simpatiche osservazioni che hai riportato su queste "frasi di
moda" ci indicano anche altre cose. Per esempio che:

* hanno catturato l'attenzione: quindi hanno reso più interessante
un discorso che magari non lo era, un po' come colorare una bevanda
insipida

* sono degli affidabili marcatori d'epoca, analogamente ai caratteri
di stampa o allo stile corsivo, solo più precisi perché coprono
periodi più brevi

* assolvono alla funzione "riempitiva" dove altri vocalizzano,
temporeggiano, gesticolano

* contribuiscono fortemente alla comunicazione empatica tra persone
che stanno dialogando, al pari dell'assumere la stessa postura e
imitare i gesti, anche usare le stesse espressioni è segno indiretto
e molto spesso inconscio che manifesta un legame.
--
____________________________________

Giancarlo Pillan - Ivrea - Italy
____________________________________
Fiorelisa
2005-04-26 22:26:38 UTC
Permalink
Post by franco antonelli
Fiorelisa,
le tue simpatiche osservazioni
No, no! Non sono mie, sono di Pietro Citati!

che hai riportato su queste "frasi di
Post by franco antonelli
* hanno catturato l'attenzione: quindi hanno reso più interessante
un discorso che magari non lo era, un po' come colorare una bevanda
insipida
Mah... non credo che Pietro Citati la pensi esattamente così. Però non è
detto che a tutti facciano lo stesso effetto. Magari a qualcuno
piacciono.
Post by franco antonelli
* sono degli affidabili marcatori d'epoca, analogamente ai caratteri
di stampa o allo stile corsivo, solo più precisi perché coprono
periodi più brevi
Sì, fanno tendenza, però per fortuna ad un certo punto qualcuno si
accorge che si sta un po' esagerando.
Post by franco antonelli
* assolvono alla funzione "riempitiva" dove altri vocalizzano,
temporeggiano, gesticolano
... o si grattano la testa, il naso, la barba...guardano per aria o per
terra... :)
Vi ricordate il film "Un sacco bello"? I riempitivi pullulavano...
Post by franco antonelli
* contribuiscono fortemente alla comunicazione empatica tra persone
che stanno dialogando, al pari dell'assumere la stessa postura e
imitare i gesti, anche usare le stesse espressioni è segno
indiretto
Post by franco antonelli
e molto spesso inconscio che manifesta un legame.
Già, è proprio così. Se per esempio andate ad un colloquio di lavoro e
il vostro interlocutore dice "in qualche modo" e "e quant'altro" ogni
cinque secondi, vi conviene imitarlo. E' molto più probabile che siate
assunti.
Se vi piace una ragazza che dice ogni cinque secondi "praticamente" e
"al massimo livello", vi conviene fare altrettanto. Avrete molte più
probabilità di conquistarla.
Alessandro "Il Patriarca" Valli
2005-04-27 08:59:34 UTC
Permalink
Post by Fiorelisa
Se vi piace una ragazza che dice ogni cinque secondi "praticamente" e
"al massimo livello", vi conviene fare altrettanto. Avrete molte più
probabilità di conquistarla.
Purché poi si faccia sesso.
Ciao
Ale
--
Namárië Valinor
Enrico C
2005-04-27 09:12:22 UTC
Permalink
Post by Alessandro "Il Patriarca" Valli
Post by Fiorelisa
Se vi piace una ragazza che dice ogni cinque secondi "praticamente" e
"al massimo livello", vi conviene fare altrettanto. Avrete molte più
probabilità di conquistarla.
Purché poi si faccia sesso.
La famosa grammatica generativa! :)
--
Enrico C
FB
2005-04-27 12:00:11 UTC
Permalink
Post by Alessandro "Il Patriarca" Valli
Post by Fiorelisa
Se vi piace una ragazza che dice ogni cinque secondi "praticamente" e
"al massimo livello", vi conviene fare altrettanto. Avrete molte più
probabilità di conquistarla.
Purché poi si faccia sesso.
In qualche modo? Al massimo livello? In qualche misura?


Ciao, FB
--
L'importante è che risplenda tu, sola primadonna e immarcescibile leggenda
del tuo pianerottolo.
(Lucangel su it.cultura.libri)
Alessandro "Il Patriarca" Valli
2005-04-27 12:44:09 UTC
Permalink
Post by FB
In qualche modo? Al massimo livello? In qualche misura?
Sì, certo.
Ciao
Ale
--
Namárië Valinor
GCPillan
2005-04-27 16:42:42 UTC
Permalink
Post by Fiorelisa
No, no! Non sono mie, sono di Pietro Citati!
Mi è chiarissimo, infatti ho scritto "che hai riportato" e con
l'improprio "tue" intendevo dire che le avevi fatte tue ovvero che le
riportavi perché le condividevi. Hai scritto "che belle", no?

Condivido anch'io quelle osservazioni. Ho solo voluto aggiungere degli
aspetti che mi parevano importanti seppur dimenticati:

il valore empatico
la funzione riempitiva
la marcatura temporale
la coloritura del discorso.


Un'osservazione parzialmente correlata. Noi italiani gesticoliamo
parecchio, per esempio ben più degli inglesi. Qualche giorno fa
ascoltavo guidando la BBC della musica classica. Il conduttore metteva
una tale enfasi nelle singole parole che sembrava stesse commentando una
concitata azione calcistica. Eppure parlava solo di concerti, di
esecuzioni, di musicisti. Roba che se la sento in Italia mi fa
addormentare. Ma le sue enfasi i suoi repentini cambi di tono colorivano
le frasi come solo la più forte gestualità potrebbe fare. Se noi
italiani ci mettessimo a parlare in quel modo verremmo presi per
macchiette comiche o per predicatori vecchio stampo.
--
____________________________________

Giancarlo Pillan - Ivrea - Italy
____________________________________
Enrico C
2005-04-27 18:49:10 UTC
Permalink
On Wed, 27 Apr 2005 18:42:42 +0200, GCPillan wrote on
Post by GCPillan
Post by Fiorelisa
No, no! Non sono mie, sono di Pietro Citati!
Mi è chiarissimo, infatti ho scritto "che hai riportato" e con
l'improprio "tue" intendevo dire che le avevi fatte tue ovvero che le
riportavi perché le condividevi. Hai scritto "che belle", no?
Hai scritto "tue osservazioni"...
Vabbe', ma che te lo dico a fare?
--
Enrico C
GCPillan
2005-04-27 23:23:58 UTC
Permalink
Post by Enrico C
On Wed, 27 Apr 2005 18:42:42 +0200, GCPillan wrote on
Post by GCPillan
Post by Fiorelisa
No, no! Non sono mie, sono di Pietro Citati!
Mi è chiarissimo, infatti ho scritto "che hai riportato" e con
l'improprio "tue" intendevo dire che le avevi fatte tue ovvero che le
riportavi perché le condividevi. Hai scritto "che belle", no?
Hai scritto "tue osservazioni"...
Vabbe', ma che te lo dico a fare?
Il pezzo di Fiorelisa iniziava così:
.............................................................
Guardate che bello questo articolo scritto da Pietro Citati:
.............................................................

E' difficile fraintendere un'affermazione del genere, no?


Scrivo "simpatiche osservazioni che hai riportato"
dove quel RIPORTARE non può essere inteso come "osservazioni scritte da
Fiorelisa".

Ma c'è un "le tue" davanti che fa reagire sia Fiorelisa che Enrico che
mi ricordano ciò che mi sempre stato chiarissimo: è un articolo di Piero
Citati.

Allora io spiego che ho usato il "tue" in modo IMPROPRIO per dire "che
hai fatto tue". Fiorelisa non le ha RIPORTATE per deriderle, no?


Ma non basta. Enrico mi ricorda nuovamente che ho scritto "tue".


Ok, Enrico. So di aver commesso un GRAVISSIMO ERRORE che ti ha indotto a
pensare che io non abbia capito che il pezzo RIPORTATO da Fiorelisa non
era letteralmente SUO. Ma vedi, con un po' d'intelligenza e di
flessibilità mentale si dovrebbe poter capire cosa sta dietro un
aggettivo possessivo usato impropriamente. Anche senza spiegazioni. O
almeno, dopo la spiegazione e l'ammissione dell'uso improprio e magari
questa mia supplica, forse dovresti capire che è inutile ripetermi tante
volte ciò che ho capito perfettamente.
--
____________________________________

Giancarlo Pillan - Ivrea - Italy
____________________________________
Enrico C
2005-04-27 23:50:08 UTC
Permalink
GCPillan a proposito dell'aggettivo "tue" nella sua frase

| Fiorelisa,
| le tue simpatiche osservazioni che hai riportato su queste "frasi di
| moda" ci indicano anche altre cose. Per esempio che:

<snip>
Post by GCPillan
aggettivo possessivo usato impropriamente.
<snip>

Capita nelle migliori famiglie, che problema c'è?
L'unico rovello è che tu consideri chiarissimo un uso improprio, e ti
meravigli che qualcuno (Fiorelisa e anch'io) non ti capisca, e allora si
fatica un po' a seguirti... Ammetto le mie carenze nel campo della lettura
telepatica. Specie trovandomi a leggere centinaia di messaggi Usenet in
poco tempo spesso mi fermo al mero significato essoterico, quello proprio
delle parole italiane come le leggiamo noi profani, senza intuire i livelli
più profondi, esoterici, che esegeti più attenti di noi saprebbero
agevolmente individuare.
Ma, come dicevo, che te lo dico a fare?
--
Enrico C

it-alt.viaggi.londra
(Per quelli che... Ci vediamo a Piccadilly)
FB
2005-04-27 23:54:56 UTC
Permalink
On Thu, 28 Apr 2005 01:50:08 +0200, Enrico C wrote:

[...]
Post by Enrico C
Ma, come dicevo, che te lo dico a fare?
Basta. Se l'è legata al dito. Ormai ha _tutte_ le dita legate, che è poi il
motivo per cui da tempo scrive col c...


Ciao, FB
--
"Oh oh... Oh my God! My parents are having an affair."
(Gilmore Girls - 512)
nonno
2005-04-28 07:52:20 UTC
Permalink
Post by FB
Ormai ha _tutte_ le dita legate, che è poi il
motivo per cui da tempo scrive col c...
volevi dire "callo", vero? o magari "ciglio" o "cinturino dell'orologio"?

ah, no, ci sono: volevi dire "cervello"... no, quella è la meno probabile
di tutte... ma insomma, scrive, è questo il problema...
--
questo articolo e` stato inviato via web dal servizio gratuito
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GCPillan
2005-04-28 17:46:05 UTC
Permalink
Post by Enrico C
Capita nelle migliori famiglie, che problema c'è?
Appunto.
Post by Enrico C
L'unico rovello è che tu consideri chiarissimo un uso improprio, e ti
meravigli che qualcuno (Fiorelisa e anch'io) non ti capisca,
No. Non mi sono meravigliato delle precisazioni causate da un mio errore
ma dell'insistenza nel rinfacciarmi l'errore per tre giorni di fila.
Post by Enrico C
e allora si
fatica un po' a seguirti... Ammetto le mie carenze nel campo della lettura
telepatica. Specie trovandomi a leggere centinaia di messaggi Usenet in
poco tempo spesso mi fermo al mero significato essoterico, quello proprio
delle parole italiane come le leggiamo noi profani, senza intuire i livelli
più profondi, esoterici, che esegeti più attenti di noi saprebbero
agevolmente individuare.
Ma, come dicevo, che te lo dico a fare?
Non mi pare complicato capire che quel "tuo" era usato impropriamente.
Soprattutto dopo che ti è stato spiegato.

g) Ti trovi bene nel tuo hotel?
e) Benissimo! Ma guarda che non è mica mio!
g) Questo è evidente: intendevo l'hotel in cui stai.
e) Ma tu hai detto "tuo" hotel! Ma che te lo dico a fare?
g) Ho usato "tuo" impropriamente, ma era chiaro che non mi
riferivo alla proprietà!
e) Ma hai detto "tuo" e "tuo" indica che ti appartiene!
g) Lo so, ma ti ho spiegato che ho ERRONEAMENTE detto "tuo"
per dire che in quell'hotel tu ci risiedi temporaneamente.
e) Allora si fatica un po' a seguirti... Ammetto le mie carenze nel
campo della lettura telepatica. Mi fermo al mero significato essoterico,
quello proprio delle parole italiane come le leggiamo noi profani, senza
intuire i livelli più profondi, esoterici, che esegeti più attenti di
noi saprebbero agevolmente individuare. Ma, come dicevo, che te lo dico
a fare?
g) Non ti pare di essere un po' intransigente?
--
____________________________________

Giancarlo Pillan - Ivrea - Italy
____________________________________
Enrico C
2005-04-27 09:08:28 UTC
Permalink
On Tue, 26 Apr 2005 23:21:05 +0200, GCPillan wrote on
Post by franco antonelli
Fiorelisa,
le tue simpatiche osservazioni che hai riportato su queste "frasi di
Non di Fiorelisa, di Citati.
Post by franco antonelli
* hanno catturato l'attenzione: quindi hanno reso più interessante
un discorso che magari non lo era, un po' come colorare una bevanda
insipida
"'O famo strano!" "Famolo!"
Cattura l'attenzione?
:)
Post by franco antonelli
* sono degli affidabili marcatori d'epoca, analogamente ai caratteri
di stampa o allo stile corsivo, solo più precisi perché coprono
periodi più brevi
Buon per gli storici che tra mille anni dovranno datare quelle frasi.
Post by franco antonelli
* assolvono alla funzione "riempitiva" dove altri vocalizzano,
temporeggiano, gesticolano
In realtà, espressioni come "e quant'altro" vengono usate al posto di altri
riempitivi. A Citati non piace "quant'altro" in particolare.
Post by franco antonelli
* contribuiscono fortemente alla comunicazione empatica tra persone
che stanno dialogando, al pari dell'assumere la stessa postura e
imitare i gesti, anche usare le stesse espressioni è segno indiretto
e molto spesso inconscio che manifesta un legame.
Dipende dalle persone. Io non ho problemi a comunicare con "quant'altro" e
in "qualche modo", ma c'è chi li trova in qualche modo poco corretti,
inadeguati, abusati o quant'altro.
;)
--
Enrico C
Continua a leggere su narkive:
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