[...] In milanese e' "gugia".
No, è "agügia". Il singolare può ingannare ("la gügia", "l'agügia":
stesso suono), ma il plurale e i derivati non lasciano dubbi: si dice
"i agücc" e non "*i gücc", "l'agügée" e non "*el gügée".
Fra parentesi, il termine "agügée" = "fabbricante di aghi" è ben noto
dalle mie parti (Concorezzo, in Brianza) perché fino un secolo fa qui
quasi tutti facevano quel mestiere.
Nel bergamasco capita che una consonante, presente nel lombardo
occidentale (milanese) ed eventualmente in italiano, cada, o meglio al
mio orecchio viene sostituita da un suono indistinto [...]
Oppure nel fatto che il "vì" (vino) quando versato in un bicchiere
diventa "un bicer de 'ì"
Non conosco granché il bergamasco, ma anche in milanese (o almeno
nella sua variante brianzola) la "v-" iniziale tende a scomparire
spesso: per esempio "vardà" (guardare) si pronuncia quasi sempre
"ardà".
Poi ci sono anche casi opposti, dovuti probabilmente a
ipercorrettismo, di inserimento di una "v-" iniziale dove
etimologicamente non dovrebbe esserci, come nei numeri "vün" (1),
"vòtt" (8) e "vutanta" (80).
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Cingar